venerdì 16 marzo 2012

Per qualche euro in più (o in meno): i superburocrati vogliono lo sconto

Barack Obama è un poveraccio. Già, l'uomo più potente delle terra, se paragonato ai nostri superburocrati di Stato, è uno che mette insieme, alla fine di ogni anno, poco meno di 300.000 euro. Uno stipendio davvero minimo, considerato che il capo della polizia italiana, Manganelli, il più ricco di tutti, per proteggerci e servirci, racimola ogni anno la somma monstre di 621.253,75 euro. Era in considerazione di queste cifre assurde, che il governo Monti aveva predisposto un decreto che fissasse un tetto agli stipendi dei grandi burocrati pubblici. Ma ecco che dal Parlamento saltano fuori, e c'era da aspettarselo, le prime richieste di deroga ai tagli. All'idea di riportare i propri lauti guadagni a una misura di decenza, i dipendenti statali più pagati del mondo se la sono fatta sotto e sono corsi ai ripari. Caro Montecitorio, pensaci tu. E così, fioccano le domande di sconto sui tagli. In prima fila vediamo, oltre al già citato Manganelli: il ragioniere generale dello Stato, il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il direttore generale del Corpo forestale dello Stato, il capo del Dipartimento delle Protezione civile, tutti con stipendi compresi tra 360.000 e i 570.000 euro annui. E tutti a elemosinare uno sconto. Alla faccia dell'austerity, dei tagli alla spesa sociale, della stretta economica. E con buona pace del Presidente del Rigore Finanziario.