venerdì 16 marzo 2012

Metti una firma in commissione



Da circa un mese, è entrata in vigore alla Camera la nuova procedura di assegnazione di una quota della diaria, che va dai 300 ai 500 euro, legata alla partecipazione ai lavori delle commissioni parlamentari. Somme di denaro - anche irrisorie, visti gli stipendi dei nostri - vincolate appunto alla presenza dei deputati in commissione, che vengono tagliate dall'indennità se le assenze superano la soglia del 50 per cento e dell'80 per cento. Bene. Sembrerebbe una riforma efficace, anche se minima, un modo per spingere i nostri rappresentanti a darci dentro, e invece si è rivelato il vecchio, ennesimo trucco da casta: firmo, sì, ma me ne vado. Perché se è vero che le commissioni - dagli Esteri all'Agricoltura - hanno registrato nell'ultimo mese un boom di presenze (il 100 per cento per un onorevole su quattro), a ciò non è corrisposto una reale partecipazione dei deputati ai lavori. "Verranno pure a firmare. Ma alla fine  - lamenta un deputato di lungo corso come Pino Pisicchio, Api - a lavorare siamo sempre una ventina su 40. Non è cambiato molto". Ed è così che funziona: basta presentarsi nell'aula della commissione, registrarsi, magari fingere di seguire i lavori per una decina di minuti e poi... filarsela, stando ben attenti a non farsi beccare. E senza, naturalmente, ripresentarsi nelle ore successive della giornata - una commissione può essere convocata anche per due, tre volte al giorno - visto che, comunque, la firma è stata apposta e la presenza registrata. Evitando la mannaia del taglio. Il che assicura ai parlamentari la possibilità di conservare gli spiccioli, ma non cambia la natura del loro impegno. I lupi sono duri a perdere il vizio della furbizia.